Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Palazzo de' Rossi

Arte del Novecento in Toscana
Palazzo de Rossi

Il Palazzo è il frutto di una serie successiva di interventi edilizi, collocati principalmente nella seconda metà del Settecento, che dovevano testimoniare dell’antico lignaggio della famiglia, senz’altro una delle più importanti nella storia locale. A questo casato si faceva addirittura risalire Grandonio, il mitico eroe che aveva combattuto contro i Mori, quasi un millennio fa, nella guerra delle Baleari. La sua immagine gigantesca fa bella mostra di sé nella Sala Ghibellina del Palazzo di Giano, e tradizionalmente si attribuisce a lui la testa collocata proprio nella cantonata che precede il Palazzo de’ Rossi. Nei primissimi anni dell’Ottocento la famiglia de’ Rossi avevo fatto collocare una statua in terracotta con la sua effigie anche nel cortile del palazzo. Per arricchire l’aneddotica araldica, si può aggiungere che dalla famiglia proveniva la madre di Torquato Tasso, Porzia de’ Rossi, e in tempi assai più recenti anche la madre del compositore Massimo Freccia, per lunghi anni direttore, oltre che dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Roma, delle maggiori orchestre statunitensi ed europee.

Il luogo scelto per l’edificazione del Palazzo non era casuale, ma faceva espresso riferimento al “canto de’ Rossi”, cioè allo spazio urbano che storicamente aveva visto i precedenti insediamenti della famiglia, già in età medievale. Una sorta di compiaciuta ma legittima autocelebrazione.

Al palazzo si accede da un ampio piano terra, con atrio che dà accesso al cortile interno, agli scantinati e allo scalone che conduce ai piani nobili. Primo e secondo piano rappresentano la zona propriamente residenziale della famiglia; al di sopra sono situati un terzo livello sopra terra e un’altana assai spaziosa, dalla quale si domina il panorama circostante a 360 gradi.

L’immobile è caratterizzato dalla scala monumentale, quattro rampe che conducono al primo e al secondo piano, con volta riccamente decorata a stucco. Quasi tutti gli ambienti di questi due piani (ma qualcosa è rimasto anche a piano terra e perfino al terzo piano) sono riccamente decorati. Una parte significativa dello spazio è occupata dal Salone, magnifico ambiente disposto in doppio volume, su entrambi i piani, con ballatoio di rigiro e imponenti e numerosi dipinti con cornici di stucco. La parte esterna, di volta in volta denominata corte, cortile, orto, giardino, è da tempo identificata come Terrazza Grandonio, per la statua del mitico eroe lì collocata nel 1802.

In tutte le varie fasi costruttive del Palazzo grande rilievo è stato assegnato alla parte decorativa, destinata a impreziosire e “marcare”, anche ideologicamente, la residenza. Delle decorazioni di età settecentesca furono incaricati i pistoiesi Ippolito Matteini, Luigi e Filippo Rafanelli (Luigi in particolare si occupò del volume doppio del Salone), Giuseppe Brizzi e Luigi Cheli, detto “il Marzocco”, oltre al fiorentino Vincenzo Meucci.

Altrettanto vasti furono gli interventi ottocenteschi, che videro impegnati nelle diverse sale dei due piani nobili, ma anche al piano terreno, artisti del livello di Giuseppe Bezzuoli, Nicola Monti, Ferdinando Marini e Bartolomeo Valiani. Il risultato finale ci restituisce un palazzo pressoché interamente decorato (con l’ultimo intervento si sono recuperati ulteriori decori fino ad ora coperti da successive coloriture); grottesche, teste, volte affrescate, lunette, cornici, bordature, medaglioni, finti tendaggi, stucchi e via di seguito.

L’insieme viene a costituire un unicum davvero prezioso, sia dal punto di vista estetico che come testimonianza storica di un gusto.

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.